NEOS SUPPORTA LA RETE INTERNAZIONALE NO CAP

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IL CAPORALATO: SCHIAVITÙ MODERNA

Con questa parola si intende l’intermediazione illegale e lo sfruttamento dei lavoratori irregolari, prevalentemente nel settore agricolo.
 

 Il fenomeno del «caporalato» rappresenta una forma di sfruttamento lavorativo che interessa diversi settori produttivi, ma che si manifesta con particolare forza e pervasività nel settore dell’agricoltura […]. Lo sfruttamento si sostanzia in forme illegali di intermediazione, reclutamento e organizzazione della manodopera



Il caporalato è così detto dalla denominazione gergale degli intermediari - detti appunto "caporali" - che assumono per breve periodo (giornaliero o al più settimanale) operai senza rispettare le regole di assunzione e i diritti dei lavoratori. Si tratta di un fenomeno complesso che riguarda sia italiani che stranieri, diffuso capillarmente in tutto il paese. Con l’aumento dei flussi migratori dell’ultimo decennio, inoltre, sempre più cittadini stranieri sono costretti, loro malgrado, a fungere da manodopera a bassissimo costo.

 

Suo elemento caratterizzante sono le forme illegali di intermediazione, reclutamento e organizzazione della manodopera. Vi è poi la violazione di varie regole in materia di lavoro, ad esempio riguardo le ore lavorative, i contributi previdenziali e i minimi salariali, ma anche la salute e la sicurezza sul lavoro. Connesso a questi elementi c’è poi lo standard di vita cui queste persone sono esposte, spesso degradante e caratterizzato da episodi di sfruttamento, lavoro forzato, coercizione e violenza.

 

Dalla seconda metà del XX secolo la pratica del caporalato è progressivamente emersa come attività della criminalità organizzata volta all'elusione della disciplina sul lavoro, mirante allo sfruttamento illegale e a basso costo di manodopera agricola. I salari elargiti ai lavoratori ('giornate') sono notevolmente inferiori rispetto a quelli del tariffario regolamentare e spesso privi di versamento dei contributi previdenziali. Va anche aggiunto, in relazione alla condizione femminile, che a volte il rapporto della donna con il caporale va ben oltre il lavoro in agricoltura: sono tanti i casi di abusi sessuali ai danni delle lavoratrici che, nel peggiore dei casi, sono anche costrette a prostituirsi e a spacciare droga per conto del proprio caporale/protettore.

Il caporalato è dunque fortemente collegato ad organizzazioni mafiose e malavitose. Esso generalmente trova grande riscontro nelle fasce più deboli e disagiate della popolazione, ad esempio tra i lavoratori immigrati, come gli extracomunitari. Il fenomeno del caporalato si è ancor più diffuso con i recenti movimenti migratori provenienti dall'Africa, dalla Penisola balcanica, dall'Europa orientale e dall'Asia: infatti chi migra clandestinamente nella speranza di migliorare la propria condizione finisce facilmente nelle mani di queste persone, venendo ridotto in condizioni di schiavitù e dipendenza.

 

IL CAPORALATO NEL SETTORE AGRICOLO

Il fenomeno del caporalato esiste in molti settori, come quello dei trasporti, delle costruzioni, della logistica e dei servizi di cura, ma ha un’incidenza particolarmente forte nell’agricoltura per via del fatto che questo settore si basa sulla stagionalità e quindi su rapporti di lavoro di breve durata. Pertanto è relativamente facile per uno straniero sprovvisto di permesso di soggiorno finire in un circolo vizioso di questo tipo.

NO CAPORALATO 

LA NASCITA DELLA RETE INTERNAZIONALE NO CAP PER CONTRASTARE IL FENOMENO DEL CAPORALATO

NO CAP nasce nel 2011 dall’iniziativa dell'attivista camerunese Yvan Sagnet come movimento per contrastare il “caporalato” in agricoltura e per favorire la diffusione del rispetto dei diritti umani, sociali, e dell’ambiente. Nel 2017 la Rete Internazionale NO CAP ha deciso di strutturarsi in associazione che, di recente, ha assunto la forma giuridica di Ente per il Terzo Settore (ETS).

 

NO CAP è gestita da un gruppo di attivisti, volontari che mettono il bagaglio delle loro esperienze e conoscenze a disposizione dell’associazione. Ne fanno parte professionisti di diversa formazione e competenza: esperti di cooperazione internazionale, agronomi, giornalisti, avvocati, ingegneri, commercialisti, esperti in energie rinnovabili, economia circolare e digitale, comunicazione e marketing, che operano da diverse parti d’Italia e dall’estero collaborando a distanza. Il loro contributo, in questi anni, ha permesso all’associazione di crescere avanzando proposte e individuando soluzioni. Parte del lavoro si svolge recandosi sui luoghi di lavoro per capire i problemi e dare risposte a lavoratori e imprese.

Bollino

IL BOLLINO NO CAP - UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO ETICO, SOCIALE E AMBIENTALE DELLA FILIERA DEL CIBO

Per rendere più trasparente la provenienza di un prodotto, le sue modalità di produzione, il rispetto dei diritti umani, l’applicazione di contratti legali, e non ultimo il rispetto per l’ambiente e il benessere degli animali, ci è sembrato un obbligo verso i consumatori per favorire scelte di acquisto volte a contribuire all’eliminazione di aspetti indesiderati della filiera agricola (sfruttamento di produttori e lavoratori, impatto ambientale). Da qui la necessità di avere un bollino marchio No Cap per valorizzare e premiare l’impegno delle aziende che con noi condividono principi e valori basati sul rispetto dell’uomo e dell’ambiente, ma anche e soprattutto per i consumatori per sensibilizzarli e accompagnarli verso scelte etiche affinché non siano inconsapevolmente co-responsabili di un sistema di sfruttamento dei lavoratori.

 

Il logo del Bollino è evocativo dell’azione che da tempo l’Associazione svolge contro il caporalato. Le sei mani colorate che tendono verso l’alto e che simboleggiano al contempo il lavoro dei braccianti e la richiesta di aiuto per uscire dallo sfruttamento, rappresentano ognuna l’esito della valutazione del criterio individuato dai rispettivi disciplinari. La gradualità dell’apertura delle dita di ogni mano corrisponde e al grado di soddisfacimento dei cinque indicatori di cui ciascun disciplinare si compone.

 

NO CAP ha elaborato una matrice multicriteri per valutare e selezionare le imprese a cui riconoscere il bollino etico. Oltre a verificare che i lavoratori ricevano la giusta retribuzione – come prevista dalla normativa sul lavoro – e che al lavoratore venga garantito un ambiente lavorativo sicuro, salubre e un adeguato servizio sanitario, viene anche controllato se l’azienda ricorre all’uso di materie derivanti da fonti sostenibili, di tecnologie che rispettino l’ambiente e minimizzino il consumo energetico da fonti fossili, riducano i rifiuti, favoriscano il ricorso ad imballaggi derivati da materiali riciclabili o facilmente biodegradabili.

 

Si rilascia un attestato di merito al prodotto e non all’azienda. Il bollino NoCap non si sostituisce né intende intervenire nella legislazione corrente ma semplicemente stabilisce un riferimento specifico relativo all’aspetto sociale, etico e ambientale del prodotto.

 

Il bollino è rilasciato, in accordo ai requisiti previsti dalla normativa vigente, ad imprese agricole di cui all’art. 2135 del Codice civile. Il logo del bollino è rappresentato da sei mani alzate – ogni mano un criterio – ogni dito della mano un indicatore. La scelta del logo non è casuale al contrario intende trasmettere anche visivamente la forza del messaggio di NO CAP. Le mani in alto simboleggiano al contempo il lavoro dei braccianti e la richiesta di aiuto per uscire dallo sfruttamento.

 

IL BOLLINO NO CAP IN BREVE

Cosa attesta:
Il prodotto e non l’azienda;

 

Cosa valuta il Team NO CAP:
Assunzioni con contratti regolari. Ore di lavoro in linea con la normativa nazionale. Iscrizioni all’INPS. Durc. Contributi previdenziali. Sicurezza sul posto di lavoro, adeguato servizio sanitario e accesso al primo soccorso. Uso di energie rinnovabili impiegate nella produzione, imballaggi riciclabili o biodegradabili. Capacità di creare valore aggiunto nelle filiere sostenibili. Valutiamo dove vi è la presenza di animali, il rispetto della normativa biologica

 

Come:
Attraverso un controllo sul campo e sui processi di filiera che accompagna la stesura dei disciplinari e dei protocolli di intesa;

 

Chi rilascia il Bollino No Cap:
Team di Verifica NoCap – C.R.E.I. Coop. A.r.l.;

 

Chi controlla il lavoro di NoCap:
DQA Dipartimento Qualità Alimentare ente che certifica la nostra valutazione sul criterio “etica del lavoro”

 

Cosa rappresenta il bollino:
Un nuovo modello di sviluppo etico, sociale e ambientale della filiera del cibo.
 

 

I prodotti con BOLLINO ETICO NO CAP presenti in questo box-regalo offerto dalla NEOS,

sono stati acquistati presso EQUONOMIA SOC. COOP. SOCIALE (Via Giovanni Bonanno, 92 –  90143 Palermo | tel. 091 625 5944)

CLICCA QUI per vedere la MAPPA con i Punti Vendita dove è possibile acquistare i prodotti della Filiera Etica Certificata NoCap

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