Neos Story | Margaret Bourke-White una delle figure più rappresentative ed emblematiche del fotogiornalismo
Margaret Bourke-White nasce nel 1904, a New York. Figlia di un ingegnere progettista, si iscrive alla Columbia University e studia biologia ma nel tempo libero frequenta alcuni corsi di fotografia. La sua carriera inizia ufficialmente nel 1927, a soli 23 anni, quando comincia a scattare fotografie industriali. Nel 1928 apre il suo studio personale a Cleveland in Ohio, dedicandosi alla fotografia e facendosi conoscere come una delle primissime donne a trattare questo genere, grazie a una predilezione nei confronti delle macchine e una curiosità per la tecnologia, tramandata dal padre inventore. Si immerge completamente nel panorama della metropoli e, con la sua macchina fotografica, va a caccia di sensazioni forti. Si arrampica sulle impalcature delle acciaierie e fotografa dall’alto dei grattacieli newyorkesi, questo perché ricerca il potere della conoscenza, vuole acquisire la capacità di leggere il mondo e non limitarsi solo a percepirlo.
Nel 1929 avviene la svolta: conobbe Henry Luce, caporedattore di Time, che la invitò a tornare a New York, per collaborare alla fondazione di una nuova rivista illustrata: Fortune. Da quel momento Bourke-White torna nella sua città natale e inizia ad alternare la fotografia pubblicitaria a quella fotogiornalistica di reportage.
Nel 1936 inizia la sua longeva collaborazione con la più influente rivista fotografica del periodo: Life. Per il primo storico numero (uscito il 23 novembre 1936) viene messa in copertina proprio una foto della Bourke-White: si tratta della diga di Fort Peck nel Montana, ripresa dal basso in tutta la sua monumentale imponenza.
Uno dei suoi reportage più importanti realizzati per Life è quello sull’alluvione in Kentucky del 1937. Siamo nel periodo post Grande Depressione, l’America si stava rialzando dopo una profonda crisi e la povertà e la fame caratterizzava ancora una buona parte del paese – in particolare il Sud. Lo scatto più famoso di quel reportage, "At the Time of the Louisville Flood", immortala una fila corposa di persone, nell’attesa composta di ricevere la loro razione di pane. L’atmosfera di desolazione e rassegnazione è la diretta conseguenza dell'alluvione che colpì Louisville, città situata al confine tra Kentucky e Indiana. Una fotografia corrosiva e caustica per la sua carica ironico-drammatica. Lo slogan pubblicitario World’s Highest Standard Of Living. There’s no way like the American Way e il faccione rassicurante dell’americano medio con Ford, moglie, figli e cagnolino, fa a pugni con la fila di poveri disperati.
Gli anni più importanti per la fotografa però, sono stati sicuramenti quelli passati al fronte. Durante la Seconda Guerra Mondiale la Bourke-White fu la prima corrispondente donna americana accreditata nell’esercito e la prima autorizzata a volare in missione di combattimento. Fu l’unica fotografa straniera in Unione Sovietica a scattare foto per testimoniare, nel 1941, il violento attacco delle truppe tedesche a Mosca. Non solo, l’unico ritratto ufficiale di Stalin che poteva circolare, lo fece sempre lei.
Nell’aprile 1945, insieme alle truppe dell’esercito americano, fu tra le prime ad entrare e fotografare il campo di concentramento di Buchenwald, appena liberato. Qui vide l’orrore che catturò con l’occhio freddo della sua macchina. In una delle immagini più celebri scattate in questo momento, ci mostra i volti dei prigionieri internati, i quali sono totalmente illuminati dal flash. Tutti guardano verso la fotografa e, quindi, si rivolgono direttamente a noi. Sembrano affermare con i loro occhi, con i loro corpi, con le loro mani attaccate al filo spinato, il male subito e miracolosamente scampato.
Margaret Bourke-White è stata una voce forte e limpida anche in altre battaglie. A partire dal 1946 l’indipendenza e la sanguinosa separazione tra India e Pakistan l’assorbono per oltre due anni. Le immagini della diaspora di un continente e i suoi protagonisti (soprattutto il Mahatma Gandhi, incontrato più volte fino a poche ore prima della sua morte) compongono quello che forse è il corpus più importante del suo lavoro. Altro momento importante della sua vita è rappresentato dagli scatti realizzati in Sud Africa dove mostra nel concreto le forme dell’apartheid e non esita a calarsi nelle profondità delle miniere, mettendo in luce la fatica e gli stenti dei lavoratori.
La sua opera, la sua profonda umanità che si celava dietro all’obiettivo, il suo coraggio e la sua determinazione l’hanno resa celebre in tutto il mondo e ancora oggi possiamo osservare le sue immagini che ci raccontano la storia della sofferenza e del riscatto dell’umanità.
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